
STRATEGIE IMPORTANTI
Iniziamo col dire che ogni aggressore è in uno stato alterato di coscienza, sia esso dovuto a sostanze psicotrope (alcool o droghe) o dettato da mancata gestione delle emozioni ( rabbia, frustrazione, paura ecc.) o infine da malattie mentali che impediscono al soggetto di essere pienamente cosciente delle sua azioni.
La cosa più importante quando una situazione potrebbe sfociare in aggressione è “staccarsi mentalmente dalla dinamica dell’escalation.”
Questa è la parte più difficile in assoluto! L’ho scritta in grassetto affinchè sia chiaro che senza questa prerogativa le cose andranno come andranno senza possibilità di controllo. Si deve invertire l’approccio alla difesa, riuscire a a mantenere uno stato neutro e osservare come se si fosse estranei all’evento.
Cosa significa? Facciamo un esempio tipico.
Il nostro sguardo incrocia quello di un soggetto il quale minacciosamente ci apostrofa: ” Cazzo guardi?”
Noi urtati e per non apparire deboli risponderemo a tono. Il soggetto allora si avvicinerà e inizia un giro di insulti pesanti, repliche e controrepliche, spinte, pugni e ciao ciao. Funziona sempre così no?
Ora mettiamo che invece di rispondere al “Cazzo guardi” con “Cazzo vuoi” abbassiamo lo sguardo e sussurriamo: “Scusami, somigli davvero tanto al mio più caro amico che è morto in un incidente un mese fa… non volevo sembrare maleducato”. A meno di non trovarsi davanti ad una bestia ( cosa non impossibile) diciamo che il 90% delle volte finisce a chiacchiere e birra.
Questo esempio seppure apparentemente semplice, contiene una serie di strategie importanti. Vediamole:
Diventare Persona
Per un individuo è molto più facile attaccare se davanti a lui vede una categoria o una figura piuttosto che una persona. Ad esempio, la divisa, il comunista, il fascista, lo straniero, il ricco, il terrone, il politico, Quando vediamo l’altro così, i nostri freni inibitori tendono a non funzionare. Più siamo immersi nella nostra visione della società più forte risulterà la tendenza ad attaccare il “nemico” a cui attribuiremo tutte le colpe del mondo.
Con la frase di cui sopra abbiamo implicitamente detto ” Scusami, sono una persona che soffre per un lutto, ero immerso nei miei pensieri ”
Usare il senso di colpa o di vergogna
Entrambi queste emozioni sono inibitrici dell’aggressività. Colpa e vergogna sono sovente usate quando si cattura un nemico a cui si vogliono estorcere informazioni mettendolo in uno stato di assoluta passività e frustrazione. Sono anche gli stessi meccanismi che danno autorità ad un genitore anche quando il figlio non è più un bambino e potrebbe reagire in malo modo. Le vittime di tortura curate nei centri specializzati non portano tanto i segni della sofferenza fisica e della privazione, quanto quelli dovuti ai trattamenti disumani che li costringono a perdere l’identità positiva che avevano di sè. Tipicamente il dover vivere tra i propri escrementi, il subire atti umilianti che fanno sentire l’individuo debole e incapace di prendersi cura di sè.
La frase di cui sopra fa sentire l’individuo colpevole di aver aggiunto dolore al dolore e cercherà un modo di rimediare.
Siamo amici
Rispondere al soggetto: ” Amico, tranquillo, non ti stavo guardando” non è una buona strategia. Nella sua mente la risposta immediata sarà: “Amici? Ma chi ti conosce!” E andrà a rafforzare l’aggressività e la distanza. Dicendo invece che somiglia al proprio migliore amico deceduto si va oltre la resistenza automatica, verrà registrato inconsapevolmente come un legame personale, di simpatia e affetto. Questo gli renderà più difficile continuare ad approcciarsi cercando una scusa per attaccare.
Valorizzare l’altro
Per quanto possa apparire banale, spesso la chiave sta nel riconoscimento del valore altrui. Quando diciamo “scusa, non volevo apparire maleducato” implicitamente stiamo dicendo “non volevo mancarti del rispetto che meriti”. Questo provoca una forma di soddisfazione e quando si è soddisfatti si è anche più rilassati. Ovviamente un’adulazione diretta non funziona perchè si ottiene l’effetto contrario ossia nella testa dell’aggressore suonerà come una falsa leccata di deretano per evitare il meritato pestaggio e quindi una presa in giro.
LINGUAGGIO DEL CORPO
Infine qualche breve accenno ai segnali del corpo nell’imminenza di un attacco. Ricordate la storia di prima, potrebbero essere del tutto assenti, ma in generale in una forma o nell’altra precederanno l’aggressione fisica.
Pupille
Nel momento in cui si decide di attaccare subiscono un’improvviso restringimento. Non sarà facile cogliere l’attimo, dipenderà da quanta dilatazione dello spazio ci sarà tra la presa della decisione e l’azione. In alcuni è quasi contemporanea, in altri meno decisi vi potrebbe dare il tempo di aggiustare le distanze o coprirvi.
Rossore o pallore
Sono due segnali importanti. Il primo ci dice che la persona sta vivendo uno stato emozionale intenso, sia esso imbarazzo, vergogna o ira, il secondo invece ci deve mettere subito in guardia. Il primo, il rossore è spesso indice di emozioni trattenute che si sta cercando di riportare sotto controllo, il pallore per contro è il risultato dell’attivazione dell’adrenalina. le catecolamine fanno restringere le arteriole cutanee in favore di quelle viscerali mentre si attiva la modalità sopravvivenza. Quindi quando ciò accade, è facile che la persona si prepari a sferrare un attacco.
Un’altra informazione che ci da questo stato è che l’attacco sarà mirato, contrariamente a quello che avverrà sotto rossore, più facilmente scomposto. Quindi massima attenzione.
Mani aperte o chiuse
Come per il pallore e il rossore, un pugno chiuso è indice di trattenimento delle emozioni, rivolte all’interno. La mano aperta se accompagnata da pupille ristrette e pallore è quasi certezza dell’attacco.
Guardare altrove
Questo è uno dei segnali più comuni un paio di secondi prima che parta l’attacco. Se mentre si discute la persona guarda altrove (molto spesso girando la testa a destra in basso) sappiate che sta arrivando il treno. In generale, l’attacco partirà dalla mano o piede corrispondente alla direzione in cui girerà la testa. Ovviamente non è una regola, ma è piuttosto ricorrente.