COME GESTIRE UN’ AGGRESSIONE?
COME POSSIAMO EVITARE UN’ AGGRESSIONE?
La maggior parte delle aggressioni avvengono attraverso un percorso di Escalation verbale e fisico. Esistono molteplici tecniche che permettono al professionista e soprattutto alle Forze di Polizia di affrontare una emergenza conflittuale con l’utente che si ha di fronte, e di creare un contesto idoneo al dialogo e alla risoluzione.
Parliamo della DE-ESCALATION, una serie di interventi basati sulla comunicazione verbale e non verbale che hanno l’obiettivo di diminuire l’intensità della tensione e dell’aggressività nella relazione interpersonale.
La persona che assume un atteggiamento aggressivo è un soggetto che non si sente compreso e attraverso il suo comportamento violento vuole esprimere questo disagio: il compito di ogni operatore è riconoscere queste particolari esigenze al fine di evitare episodi di rabbia incontrollata e comprendere il suo stato d’animo e le sue emozioni; parliamo in questo caso dell’utilizzo del Talk Down.
Quando ci si trova di fronte ad una persona aggressiva bisogna:
• utilizzare toni pacati
• utilizzare un linguaggio socio-culturale in linea con la persona
• non sovrapporsi alle parole della persona
• accertarsi di essersi fatti capire e capire
• non utilizzare toni accusatori o paternalistici
• non rispondere con toni aggressivi
• offrire da bere e da mangiare
• portarlo mentalmente in un’altra dimensione e “annoiarlo”
• essere rispettoso della persona anche se si chiamano altre persone per essere aiutati
• suggerire nuove possibilità e alternative
• evitare espressioni come “no”, “è colpa tua”, “devi per forza fare questa cosa?”
• essere comprensivi nelle parole: “io capisco, mi dispiace”, ma non nelle azioni: “non continuare a minacciare”
• spostarlo mentalmente e fisicamente dal luogo dell’aggressione
• non sorridere – potrebbe sentirsi preso in giro;
• spogliarsi di elementi che comunicano aggressività od offesa
• non assumere posizioni spavalde (es. puntare il dito)
• mantenere sempre il contatto visivo
• mantenere la distanza di sicurezza
• mantenere il contatto emotivo (risonanza-uguaglianza emotiva. Es. se lui si alza, anche io mi alzo)
• evitare qualsiasi contatto fisico, anche quando sembra che la situazione sia risolta

STRATEGIE IMPORTANTI 

Iniziamo col dire che ogni aggressore è in uno stato alterato di coscienza,  sia esso dovuto a sostanze psicotrope (alcool o droghe) o dettato da mancata gestione delle emozioni ( rabbia, frustrazione, paura ecc.) o infine da malattie mentali che impediscono al soggetto di essere pienamente cosciente delle sua azioni.
La cosa più importante quando una situazione potrebbe sfociare in aggressione è “staccarsi mentalmente dalla dinamica dell’escalation.”

Questa è la parte più difficile in assoluto! L’ho scritta in grassetto affinchè sia chiaro che senza questa prerogativa le cose andranno come andranno senza possibilità di controllo. Si deve invertire l’approccio alla difesa, riuscire a a mantenere uno stato neutro e osservare come se si fosse estranei all’evento.
Cosa significa? Facciamo un esempio tipico.
Il nostro sguardo incrocia quello di un soggetto il quale minacciosamente ci apostrofa: ” Cazzo guardi?”
Noi urtati e per non apparire deboli risponderemo a tono. Il soggetto allora si avvicinerà e inizia un giro di insulti pesanti, repliche e controrepliche,  spinte, pugni e ciao ciao. Funziona sempre così no?
Ora mettiamo che invece di rispondere al “Cazzo guardi” con “Cazzo vuoi” abbassiamo lo sguardo e sussurriamo: “Scusami, somigli davvero tanto al mio  più caro amico che è morto in un incidente un mese fa… non volevo sembrare maleducato”. A meno di non trovarsi davanti ad una bestia ( cosa non impossibile) diciamo che il 90% delle volte finisce a chiacchiere e birra.
Questo esempio seppure apparentemente semplice, contiene una serie di strategie importanti. Vediamole:

Diventare Persona
Per un individuo è molto più facile attaccare se davanti a lui vede una categoria o una figura piuttosto che una persona. Ad esempio, la divisa, il comunista, il fascista, lo straniero, il ricco, il terrone, il politico, Quando vediamo l’altro così, i nostri freni inibitori tendono a non funzionare. Più siamo immersi nella nostra visione della società più forte risulterà la tendenza ad attaccare il “nemico” a cui attribuiremo tutte le colpe del mondo.
Con la frase di cui sopra abbiamo implicitamente detto ” Scusami, sono una persona che soffre per un lutto, ero immerso nei miei pensieri ”

Usare il senso di colpa o di vergogna
Entrambi queste emozioni sono inibitrici dell’aggressività. Colpa e vergogna sono sovente usate quando si cattura un nemico a cui si vogliono estorcere informazioni mettendolo in uno stato di assoluta passività e frustrazione. Sono anche gli stessi meccanismi che danno autorità ad un genitore anche quando il figlio non è più un bambino e potrebbe reagire in malo modo. Le vittime di tortura curate nei centri specializzati non portano tanto i segni della sofferenza fisica e della privazione, quanto quelli dovuti ai trattamenti disumani che li costringono a perdere l’identità positiva che avevano di sè. Tipicamente il dover vivere tra i propri escrementi, il subire atti umilianti che fanno sentire l’individuo debole e incapace di prendersi cura di sè.
La frase di cui sopra fa sentire l’individuo colpevole di aver aggiunto dolore al dolore e cercherà un modo di rimediare.

Siamo amici
Rispondere al soggetto: ” Amico, tranquillo, non ti stavo guardando” non è una buona strategia. Nella sua mente la risposta immediata sarà: “Amici? Ma chi ti conosce!” E andrà a rafforzare l’aggressività e la distanza. Dicendo invece che somiglia al proprio migliore amico deceduto si va oltre la resistenza automatica, verrà registrato inconsapevolmente come un legame personale, di simpatia e affetto. Questo gli renderà più difficile continuare ad approcciarsi cercando una scusa per attaccare.

Valorizzare l’altro
Per quanto possa apparire banale, spesso la chiave sta nel riconoscimento del valore altrui. Quando diciamo “scusa, non volevo apparire maleducato” implicitamente stiamo dicendo “non volevo mancarti del rispetto che meriti”. Questo provoca una forma di soddisfazione e quando si è soddisfatti si è anche più rilassati. Ovviamente un’adulazione diretta non funziona perchè si ottiene l’effetto contrario ossia nella testa dell’aggressore suonerà come una falsa leccata di deretano per evitare il meritato pestaggio e quindi una presa in giro.

LINGUAGGIO DEL CORPO

Infine qualche breve accenno ai segnali del corpo nell’imminenza di un attacco. Ricordate la storia di prima, potrebbero essere del tutto assenti, ma in generale in una forma o nell’altra precederanno l’aggressione fisica.

Pupille
Nel momento in cui si decide di attaccare subiscono un’improvviso restringimento. Non sarà facile cogliere l’attimo, dipenderà da quanta dilatazione dello spazio ci sarà tra la presa della decisione e l’azione. In alcuni è quasi contemporanea, in altri meno decisi vi potrebbe dare il tempo di aggiustare le distanze o coprirvi.

Rossore o pallore
Sono due segnali importanti.  Il primo ci dice che la persona sta vivendo uno stato emozionale intenso, sia esso imbarazzo, vergogna o ira, il secondo invece ci deve mettere subito in guardia. Il primo, il rossore è spesso indice di emozioni trattenute che si sta cercando di riportare sotto controllo, il pallore per contro è il risultato dell’attivazione dell’adrenalina. le catecolamine fanno restringere le arteriole cutanee  in favore di quelle viscerali mentre si attiva la modalità sopravvivenza. Quindi quando ciò accade, è facile che la persona si prepari a sferrare un attacco.
Un’altra informazione che ci da questo stato è che l’attacco sarà mirato, contrariamente a quello che avverrà sotto rossore, più facilmente scomposto. Quindi massima attenzione.

Mani aperte o chiuse
Come per il pallore e il rossore, un pugno chiuso è indice di trattenimento delle emozioni, rivolte all’interno. La mano aperta se accompagnata da pupille ristrette e pallore è quasi certezza dell’attacco.

Guardare altrove
Questo è uno dei segnali più comuni un paio di secondi prima che parta l’attacco. Se mentre si discute la persona guarda altrove (molto spesso girando la testa a destra in basso) sappiate che sta arrivando il treno. In generale, l’attacco partirà dalla mano o piede corrispondente alla direzione in cui girerà la testa. Ovviamente non è una regola, ma è piuttosto ricorrente.

Infine, dobbiamo tenere presente che ci sono casi in cui bisogna difendersi fisicamente e siamo costretti ad attaccare.
il Krav Maga e/o le Tecniche di Polizia saranno la soluzione più adeguata per gestire la situazione.
1 View0
Processi psicologici durante un combattimento. Respirazione Tattica

I processi psicologici durante un combattimento

Durante una situazione di forte stress psicologico, come può essere quella causata da un’aggressione, o da un combattimento, la gestione degli stati mentali è fondamentale. La paura tende a paralizzare e l’immobilità in una situazione dinamica è sempre controproducente.

La paura genera ansia, che può essere funzionale (ansia che si trasforma in coraggio), o disfunzionale (ansia che si trasforma in panico). La canalizzazione dell’ansia funzionale, permette, nel Krav Maga, di attingere ad una forza e ad un coraggio che non penseremmo mai di avere.

 

Paura e violenza hanno sulla mente umana delle conseguenze piuttosto drastiche, che coinvolgono il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico. Le distorsioni cognitive e i cambiamenti fisiologici a seguito di un’aggressione violenta, rivelano l’importanza di un addestramento tecnico e cognitivo. In altre parole significa che, all’interno del cervello, a seguito di un’aggressione violenta, si scatena una grandissima confusione. Una confusione che degenera nella “condizione nera”. Si tratta di uno stato confusionale nel quale si accavallano panico, paralisi muscolare, deterioramento cognitivo (cioè si pensa sempre meno lucidamente), tachicardia, difficoltà respiratorie, ecc…

Un addestramento tecnico e cognitivo, serve a ristabilire equilibrio e permette alla mente di metabolizzare ed elaborare più obiettivamente, le situazioni. Un corso Krav Maga aiuta quindi ad intervenire positivamente su processi mentali complessi. Prepara un allievo a gestire con fermezza, determinazione e consapevolezza delle situazioni in cui, la maggior parte delle persone, cade nel panico più assoluto.

Corso Krav Maga: l’importanza della respirazione tattica

La respirazione tattica è una particolare pratica usata in moltissimi ambiti. Soldati, cecchini, ma anche dottori chirurghi l’applicano per abbassare la frequenza cardiaca, ridurre il tremore alle mani e ripristinare il controllo in situazioni, altrimenti fuori controllo. Si tratta di una tecnica che agisce su particolari aspetti del corpo umano, che non seguono regole volontarie e razionali. Per comprenderla meglio, si deve far distinzione tra il sistema nervoso volontario e quello involontario.

La tecnica della respirazione tattica applicata prima di un evento che crea ansia, consente di diminuirne il livello e di concentrare l’attenzione e gli sforzi all’obiettivo finale. Se applicata successivamente, magari a seguito di un’aggressione, consente di prevenire e/o bloccare quello che potrebbe sfociare nello sviluppo del disturbo post traumatico da stress.

Un corso Krav Maga deve insegnare ad utilizzare la violenza solo come ultima possibilità. Non serve per sopraffare o punire, ma soltanto come ultima ed unica scelta se non ce ne sono altre e per finalità difensive. L’insegnamento di questa disciplina ha uno scopo educativo. Un insegnamento volto ad orientare e a far capire alle persone che la violenza non è un mezzo, ma rappresenta solo un modo di contrastare situazioni estreme per scopo difensivo.

Imparare quindi a capire come funziona il corpo umano e come questo reagisce a certe situazioni di forte stress, è parte integrante dell’allenamento Krav Maga. Conoscere le reazioni del cervello a situazioni di forte tensione, le dinamiche dei gruppi, a cosa portano stress e panico, a come reagire di fronte ad uno stress e come controllare le emozioni, sono elementi formativi fondamentali per riuscire al meglio nell’arte di difesa israeliana del Krav Maga.

 

1 View0
Saper combattere su un ring è una cosa, il nostro obiettivo è salvare la pelle!

Il Krav Maga è un sistema di autodifesa che si contraddistingue per istintività e logica:

Istintività – prevede rapidità d’esecuzione, quando ti aggrediscono non hai tempo di pensare.

Logica – si concentra su tecniche provate in palestra e studiate per essere efficaci in situazioni diverse.

è innovativo perché ti insegna come gestire situazioni reali di conflitto/aggressione. Praticando impari a scegliere la tecnica migliore, con l’immediata valutazione del pericolo.

Il Krav Maga racchiude aspetti mentali, fisici, tattici e strategici con una particolare cura per l’insegnamento. Nell’ambito della difesa personale ti insegna a proteggere te stesso e i tuoi cari.

Aspetto mentale

Il metodo di allenamento non è finalizzato al solo esercizio fisico: si tratta di accettare e fare propria anche una disciplina mentale, rivolta a rafforzare lo spirito e a sviluppare l’abilità necessaria per poterti confrontare con attacchi violenti e in situazioni particolari.

Il Krav Maga aiuta a riconoscere e valutare la natura del problema. Molto spesso la paura ci blocca e non siamo più in grado di reagire e identificare la minaccia. Con il giusto allenamento, il Krav Maga ti insegna a reagire alla paura e quindi a trovare velocemente la soluzione migliore.

Aspetto fisico

Per aspetto fisico si intende come usare il corpo al meglio. L’obiettivo è imparare come funziona il nostro corpo e quali sono gli strumenti che liberano le sue potenzialità. Tutti i movimenti del Krav Maga sono di tipo logico e hanno come obiettivo finale l’insegnamento della tattica. Non esistono tecniche fisse o tradizionali, perché le aggressioni possono cambiare modalità, così come le variabili esterne che entrano in gioco possono essere diverse ogni volta.

Allenare il nostro corpo con esercizi di potenziamento, postura, allungamento e mobilità articolare sono quanto rendono la nostra pratica longeva.

Aspetto tattico-strategico

È la capacità di incrementare la soglia di attenzione. Il Krav Maga rende i suoi praticanti più attenti all’ambiente circostante e più reattivi quando c’è bisogno. Aiuta a individuare, prevedere, anticipare situazioni potenzialmente a rischio.

Aspetto Psicologico

Sotto stress emotivo i processi mentali subiscono mutamenti, diventano difficoltosi e la mente fa ricorso ai suoi processi primitivi.

I maggiori effetti che puoi provare in una situazione di pericolo o in qualsiasi situazione di forte stress:

visione a tunnel
canale uditivo ovattato
stimolazione elettro-dermica,
compressione spazio-temporale,
aspetti fisiologici, pulsazioni e respiro, adrenalina, riflessi e coordinazione.
Questo è il risultato di un corpo predisposto alla sopravvivenza quando sei sottoposto a una situazione potenzialmente pericolosa: il corpo produce una serie di sostanze chimiche per prepararsi alla reazione fisica.

Dobbiamo allenarci a diminuire e riconoscere questi effetti!

957 Views0
Hai mai avuto veramente paura di non riuscire a tornare a casa?

Avere paura limita la tua libertà. La cronaca parla ogni giorno di violenza. Soprattutto sulle donne, vittime di un odio folle.

Basta aprire un qualsiasi giornale per leggere ogni giorno storie agghiaccianti in cui qualcuno viene aggredito o ucciso, per brama di possesso, gelosia, pochi spiccioli.

Ti fermi mai a pensare “e se fosse capitato a me?”. Avresti saputo che fare? Ti saresti saputo difendere?

La capacità di difendersi parte prima di tutto dalla nostra mente: per poterti difendere devi avere la certezza di saperlo fare!

Chiunque può imparare a difendersi, a prescindere dall’età, dalla forma fisica, dal sesso.
Abbiamo insegnato, continuamente, anziani, ragazzi, bambini, donne e anche a persone con handicap o limiti fisici (in sedia a rotelle, un braccio o una gamba) a difendersi. Sono i migliori allievi perché hanno una chiara percezione del pericolo. Ed è fantastico vedere i risultati pratici anche in brevissimo tempo.

879 Views0